Nell’antichità le lingue franche dell’Europa occidentale e di alcune zone del Mediterraneo furono il greco e successivamente il latino, ma intorno al 1500 nelle repubbliche corsare di Algeri, Tripoli e Tunisi è nata una lingua comune, il Sabir che può essere considerata la più antica lingua pigdin, cioè una lingua nata da contatti regolari e protratti nel tempo tra diverse comunità linguistiche che hanno necessità di comunicare e che non dispongono di una diversa lingua franca. Il lessico del Sabir è stato raccolto nel 1830 nel Dizionario della lingua franca o piccolo moresco, corredato da un frasario per la vita quotidiana; al 70% di origine italiana (veneziana e genovese), al 10% spagnola con elementi tratti da arabo, catalano, greco, occitano, siciliano e turco, era la lingua usata dai pirati musulmani per farsi capire dai franchi, ovvero gli europei occidentali catturati sulle navi, trattenuti come schiavi e costretti a lavorare come ciurma, a servire nelle loro case e trattenuti in attesa di riscatto. Curiosa è l’origine del nome Sabir riferito a questa lingua, che è in realtà un termine moderno, reminiscenza di un brano famoso del Borghese gentiluomo di Moliere, in cui il Muftì inizia la cerimonia rivolgendo al protagonista queste parole: «Se ti sabir, ti respondir. Se non sabir, tazir, tazir», ossia: «Se tu sai, rispondi. Se non sai, rimani in silenzio». La parola sabir fu così usata per designare tutta la lingua. Il Sabir non fu una “lingua di necessità”, cioè un semplice repertorio di espressioni da utilizzare nelle transazioni commerciali o nei rapporti diplomatici, e neppure una “lingua della ciurma”, dato che non dà particolare rilievo alla terminologia marinaresca; al contrario, il Sabir per sua lunga vita – almeno tre secoli – e l’estensione del suo uso a tutti i casi della vita quotidiana, fu la più antica e più longeva lingua pidgin di cui si abbia notizia, una “lingua di comodo” con la quale numerosi ebrei e musulmani che non conoscevano le parlate romanze riuscirono a comunicare con gli europei, senza lo sforzo d’imparare la grammatica e soprattutto senza dover utilizzare una lingua di origine cristiana, cosa che a quel tempo sarebbe stata disdicevole. Il Sabir continuò a esistere fino alla fine dell’800, ma andò sempre più francesizzandosi sino a modificare profondamente il suo lessico, tanto che il francese del Maghreb può essere considerato il vero continuatore della lingua franca. Altre lingue pigdin sono il chinglish parlato un tempo nel Sudest asiatico mescolando cinese e inglese, lo spanglish, il goleta english, parlato a Porto Rico e il fanagolo, nato nell’Africa meridionale tra i lavoratori delle miniere d’oro.
Marilena D’Asdia